Romanticismo e Risorgimento

Definire le caratteristiche e i canoni di un movimento culturale è sempre difficile sia perché nel corso degli anni le iniziali posizioni si sviluppano e si complicano e finiscono, talvolta, con l’approdare a risultati molto diversi tra di loro, sia perché certi punti fondamentali di un movimento culturale debbono, per così dire, fare i conti con le varie culture nazionali e, quindi, subiscono modifiche a seconda delle singole aree nazionali con le quali vengono a contatto.

Questo criterio va tenuto presente ogni qualvolta si parla di grandi movimenti culturali (Illuminismo, Romanticismo, Decadentismo) i quali non hanno mai una fisionomia unica, non sono blocchi monolitici, ma presentano, invece, una infinità di sfaccettature e di aspetti diversi e contradditori. Per dare concretezza al discorso, applichiamo al movimento romantico quanto abbiamo detto finora. Fuori d’Italia, il Romanticismo, punta soprattutto sulla scoperta e sulla valorizzazione dell’Io, dell’intimità dell’individuo con il suo groviglio di sentimenti, di sogni, adatti a esprimere la componente fantastica e visionaria. Niente di tutto questo in Italia, intanto già agli inizi la rivista dei romantici, Il Conciliatore, sottolinea non una volontà di rottura, ma di equilibrio e di rifiuto con gli eccessi. Il riferimento ai classici era troppo intimamente legato alla letteratura italiana perché lo si potesse rifiutare. Da tale riferimento derivava una lezione di equilibrio, di razionalità, di dominio formale: tutte qualità riconosciute e ben visibili in poeti romantici con il Manzoni e il Leopardi, che pur parlando dei sentimenti dell’uomo, evitano qualsiasi eccesso sentimentale. Si deve concludere allora che il Romanticismo italiano è un romanticismo tutto particolare, nel quale non si riscontra quella carica fantastica e visionaria e quella risentita polemica anti–classica.